Federico II di Svevia, un uomo del nord innamorato del sud

Federico II di Svevia, un uomo del nord innamorato del sud
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A cura di Sara Ramondino

Il Museo Provinciale di Capua ha ospitato dal 6 al 20 febbraio la mostra di Gustavo Delugan imperniata sulla storia di Federico II di Svevia.

Ben undici installazioni di legno lavorate dall’artista hanno tracciato un percorso suddiviso in diversi segmenti: quello familiare e quello della matematica che conduce alle porte di Castel del Monte.

L’essenzialità e la semplicità sono sempre stati due concetti cardine nella rappresentazione iconica di Delugan; entrambe comunque richiedono molto lavoro nel momento in cui l’artista si accinge a raffigurare un determinato tema. Si consideri, a questo riguardo, la scelta di omaggiare attraverso il legno di riciclo, Federico II, uomo del Nord ma spinto da un amore profondo per il Sud. Un personaggio che ha profondamente ispirato Delugan, in special modo per questo aspetto, essendo l’artista stesso trentino e nel contempo amante dei tesori paesaggistici e artistici del Mezzogiorno.

Il primo percorso è stato infatti inaugurato con l’immagine dell’imperatore che Delugan ‘ha preso in prestito’ dalla copertina del manuale da caccia del sovrano; ciò spiegherebbe anche la presenza dell’icona lignea del falco a fianco alla sagoma reale.

Le installazioni lignee di Corradino di Svevia e Costanza d’Altavilla

Date le tensioni e i rapporti difficili con il Papa, Federico II e il ramo maschile della sua famiglia furono scomunicati; fra questi anche il figlio Corrado e il nipote Corradino. A quest’ultimo Delugan ha dedicato un’ulteriore installazione con l’intento di narrarne la cruda vicenda che contrassegnò la vita del giovane discendente dell’imperatore. Di Corradino si narra infatti che visse felice per sedici anni in Germania, fino a quando partì per andare in Sicilia; qui fu tradito da una famiglia di napoletani che lo consegnarono agli Angioini; questi a loro volta, per accattivarsi il favore del Papa, lo fecero decapitare a Piazza Mercato, con l’intento appunto di ‘umiliare’ la stirpe federiciana.

Della serie familiare appartiene anche il quadro che omaggia la figura di Costanza d’Altavilla, la madre di Federico. Poiché quest’ultima prima di sposarsi visse in un convento fino all’età matura dei quarant’anni, molti ritenevano che fosse impossibile per lei avere figli. Dunque fu collocato un baldacchino in mezzo alla piazza di Jesi, dove Costanza al momento del parto, diede alla luce suo figlio. Il pubblico dell’epoca, così, poté appurare in modo alquanto ‘plateale’ la nascita del futuro sovrano.

Ogni installazione ricavata da legno di riciclo – come si può constatare – costituisce un tassello di storia e di significati da divulgare a tutti i visitatori. Le opere di Delugan si sono configurate come diversi tasselli di un puzzle da comporre in modo graduale e meticoloso, con l’intento di conoscere più da vicino le origini e la storia del territorio campano.

Connessioni tra Federico II e il simbolo dell’infinito

Un’attenzione merita l’excursus condotto da Delugan inerente alla successione di Fibonacci e all’otto, numero tanto caro anche a Federico II. Fibonacci fonda la Scuola d’abaco e come matematico concentrerà molto i suoi studi sui numeri arabi ripercorribili nella crescita della natura. Ogni numero successivo infatti è la somma dei due precedenti; questo è evidente nelle piante, nelle conchiglie e nelle galassie.

L’otto nel mondo arabo e cristiano rappresenta l’infinito e la figura dell’ottagono nell’installazione di Delugan assume un carattere polivalente. Ecco che il quadrato (l’uomo) si interseca con il cerchio (la volta celeste) e l’ottagono raffigura la dimensione intermedia che mette in contatto l’umano con il divino. D’altronde l’ottagono costituisce una ‘matrice’ che si ritrova per questo motivo – non a caso – in molte chiese e battisteri, così anche nella pianta del memorabile Castel del Monte di Andria, di cui Delugan ha riproposto le geometrie con la sua ultima opera esposta alla mostra.

Redazione

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