Alfredo Troise: Diradate nebbie

Alfredo Troise: Diradate nebbie
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Pittore, scultore, poeta. Un’Artista che, per protesta, crea solo capolavori unici

Diradate nebbie

Avevo miele e fiele in uno stomaco come una sacca

di babbo natale o come il vaso di Pandora.

Partorivo nebbia e rabbia chiaroscuri di terre d’ombra.

Amavo fino ad essere deriso mangiavo riso scotto cotto

con le fiamme del purgatorio.

Animo anime ora in preda allo sconforto e do le spalle al

dolore che lascio si sciolga ai colori delle mie tele.

Una meta il cui il viaggio sto percorrendo come un sentiero

da trekking. Mi ancoro alle mie consapevolezze, guardo

gli obbiettivi senza voltarmi né a destra né a sinistra…come

uno stallone abbacinato.

In pochi metri decollo dal mio porto con lo scudo da

soldato Miceneo in Atenei di carni giovani vogliosi

e tronfi di ipotetico sapere.

Alfredo Troise

Giovane pittore e scultore, Alfredo Troise nasce a Napoli nel Luglio del 1976 e vive tra Arzano e Valogno, dove sono situate le sue botteghe d’arte. L’espressività dell’artista, da sempre mediata dalla sindrome di Tourette, è un’esigenza catartica, una risposta al pregiudizio e al discrimine. Distaccato dagli accademismi e dalle mode folkloriche, reinterpreta soggetti tradizionali in maniera anticonformista, dando origine a un filone artistico contemporaneo rivoluzionario e vitale, che fa della spudoratezza dissacrante del colore un suo punto di forza.  Il suo genio conquista il pubblico attraverso le opere esposte in diverse mostre, tanto che gli viene affidata la copertina di un libro di Jean-Noel Schifano e più volte si trova nell’occhio dei Media. Con le ferite di un’infanzia di privazioni ben presto scopre di poter incantare i suoi demoni come un Orfeo della pittura, che attraversa gli inferi con il pennello al posto della lira. Placa gli occhi con gli artigli che non ti lasciano, gli sguardi del pregiudizio, riportandoli sulla tela, e anima le fredde strutture cittadine, che risorgono rifulgenti di luce e colore nella serie delle città sospese.

La formazione artistica di Alfredo Troise è lontana dagli apollinei tradizionalismi accademici, è stata e continua a essere una spugna dionisiaca insaziabile. L’artista si nutre di ogni stimolo che possa vivificare la sua arte: dalla storia dell’arte alle tecniche accademiche, dalla sperimentazione pura al bozzetto tradizionale, dalla letteratura alla filosofia. Pur non amando nessuna etichetta, Alfredo Troise riconosce nel  visionario Seicento Napoletano un punto di riferimento importante, dal quale si sente attratto per la straordinaria potenza espressiva. Negli ultimi tempi la sua poetica personale trova un nuovo campo espressivo: la poesia emozionale, anch’essa fuori da ogni schema precostituito di metrica e rima. Le liriche di Alfredo Troise come percezioni di verità e coscienza si svelano attraverso delicate luminescenze o violenti lampi, che squarciano l’oscurità con una messa a fuoco istantanea.

Un particolare impegno nei progetti sociali e di inclusione contraddistingue la carriera artistica di Alfredo Troise, come la creazione di scenografie teatrali per i ragazzi del carcere e l’avvio di laboratori di pittura per i bambini nel periodo di sospensione delle attività didattiche per Covid. Inoltre presta il suo volto per la campagna WE are Napoli lanciata da Free Minds e collabora al progetto Cur’Arti, una rete internazionale che mette in comunicazione le aziende ospedaliere e sanitarie con i luoghi di cultura per la creazione di poliambulatori-musei a scopo riabilitativo. Senza dubbio riuscire a unire l’etica e l’estetica rende Alfredo Troise un artista di grande rilievo che non dimentica di essere uomo; come spiega Jonhn Ruskin, critico ottocentesco d’arte inglese, è vero che il “dono artistico e la bontà sono due cose distinte; un uomo buono non è per forza un pittore, e una visione da colorista non implica valore morale. Ma la grande arte attesta l’unione di questi due poteri: essa non è che l’espressione, grazie a un temperamento dotato, di un’anima pura. Se non c’è talento non c’è arte e se non c’è anima retta l’arte è inferiore, per quanto abile”

di Pasquale Crespa

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