Sguardo, Parola e Mito: le divine voci del femminile

Sguardo, Parola e Mito: le divine voci del femminile
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A cura di Daniela Marra

“Non siamo più capaci, oggi, di immaginare esseri divini. Abbiamo perduto l’immaginazione angelica e la protezione che essa sa dare…Questa perdita può essere più pericolosa della guerra e dell’apocalisse stessa, perché produce il letteralismo, che è la causa di entrambe.” James Hillman

È stata presentata da pochissimo la raccolta “Sguardo, parola e mito” (IOD Edizioni 2020) all’interno della storica e suggestiva Taverna Santa Chiara di Nives Monda.

Sono intervenuti Cristiana Buccarelli scrittrice e curatrice della raccolta, Gloria Vocaturo poetessa e scrittrice, Guido Liotti ambientalista di Gente Green e ideatore del progetto ‘Lo Sguardo che trasforma’ in cui si promuovono passeggiate teatralizzate nei luoghi del mito. 

A seguire hanno impreziosito l’evento le letture delle autrici:

Donatella Abate, Flaminia Castaldo, Angela Fusco, Marcella Grimaldi, Maria Antonietta Mattei e Valeria Salvi.

Il mito che affonda la sua origine nella spiegazione di una realtà, è innanzitutto racconto. Esiste una materia mitologica “pura” secondo la classificazione di Robert Graves a cui le autrici affiancano la rivisitazione di storie appartenenti alla saga eroica e alcune narrazioni contemporanee. Sono storie brevi ed evocative che spingono a riconciliarsi alla prospettiva mitica, che oggi sembra svanita nel nulla o, nel migliore dei casi, banalizzata. E’ un modo per cogliere i nessi più profondi con la storia, con la quotidianità, con il sé e con l’altro in una dimensione metastorica, che astrae per ritornare nel reale con tutta la sua potenza di significazione.

Il mito è visibile a chi lo sa scorgere, la sua saggezza proietta luci e ombre, svela e vela i misteri del mondo e dell’uomo. Una grande materia multiforme viene plasmata dalla penna delle autrici, che direbbe il filosofo francese Gaston Bachelard, hanno sapientemente amplificato e collegato insieme in una molteplicità di associazioni anche dall’immagine più semplice. 

Spicca il riconoscimento del legame intimo esistente tra mito e sofferenza, di cui parla anche Hillman, quella grande conquista dell’intelletto greco, “il perfezionamento della tragedia, la forma artistica che mostra direttamente come sia il mito a governare le vicende umane”. Tuttavia in Sguardo, parola e mito assistiamo a personalissime interpretazioni, che a volte amplificano o invertono ruoli cristallizzati dal tempo.

Così ci si imbatte una Euridice che sceglie di rimanere all’inferno oppure una Circe modello di saggezza e insegnate della piccola Aletheia.  La visione intima ed evocativa del coro delle voci femminili, nasce da un’esperienza laboratoriale di studio e condivisione emozionale grazie a Cristiana Bucarelli, che spiega come ‘‘Il mito o mythos, cioè la parola, il discorso, il racconto, è per gli antichi un modo attraverso cui spiegarsi il perché delle cose della natura, del giorno e della notte, dell’alternanza delle stagioni, dei raccolti, ma pure dei sentimenti e delle passioni umane. Per i Greci il mito è tutto ciò che si diffonde attraverso la volontà del divino, un’energia in cui natura e apparizione del sacro diventano la stessa cosa; il mito stesso nasce con la parola e la parola è mito, suggestione, visione.

Questi monologhi sul mito sono nati all’interno del mio laboratorio di scrittura ‘Lo sguardo e la parola’, che conduco da anni presso la libreria Iocisto.

Ognuna delle mie allieve, autrici di questa raccolta, ha intrapreso un viaggio attraverso la storia e il destino di un personaggio o di una divinità appartenente al mito, avvicinandosi in tal modo a qualcosa di radicato e d’inconscio: un’emozione vissuta moltissimo tempo fa, un ricordo evanescente, una suggestione, un’ebbrezza. Queste piccole storie, con poche parole e molta intensità, raccontano la necessità di un viaggio in verticale all’interno di sé stessi’’.

Forse non è un caso che il mito oggi venga riplasmato dalle voci di un gruppo di donne che dopo l’indebolimento della tradizione matrilineare, dal XIII sec. A.C, sono state spesso strumentalizzate e asservite.  Verso la fine del secondo millennio la successione patriarcale divenne la regola e nessuno può più ribellarsi a Zeus. Era fu subordinata al marito, Atena si dichiarò servitrice del padre e Dioniso spodestò Estia nel Concilio. Così il femminino sacro perse potere, eppure rigenerandosi attraverso i secoli, rinasce dalle sue tante ferite oggi attraverso la polifonia di Sguardo, parola e mito , voci di donne pure, contemporanee, consapevoli  e senza filtri che raccontano le loro verità del mito e attraverso il mito.

di PC

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