Al PAN, fino al 16 settembre, l’arte “empatica” di Simona Giglio

Al PAN, fino al 16 settembre, l’arte “empatica” di Simona Giglio
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Lo scarabocchio in mostra al Palazzo Arti di Napoli fino al 16 settembre

Una forma d’arte istintiva, che riesce a leggere quasi in modo psicanalitico l’animo umano, rivelandone personalità e sentimenti.

Scarabocchio: macchia d’inchiostro o segno indecifrabile tracciato sulla carta. È la definizione di un qualcosa che, a suo dire, non dovrebbe significare nulla. Eppure c’è chi da questo “nulla” crea vere e proprie opere d’arte.  Si tratta dell’artista napoletana Simona Giglio.  

Le opere di Simona Giglio nascono da un processo interattivo empatico che si viene a creare inconsapevolmente tra l’artista e colui che si presta a fare lo scarabocchio, che diventa al tempo stesso coprotagonista dell’opera. Da quell’istante nasce un percorso emozionale, dove l’inconscio manifesta, attraverso un messaggio criptato, le sue emozioni più forti, le sue gioie, le sue ansie, le sue paure.  La forte sensibilità dell’artista riesce in modo istintivo, quasi psicoanalitico, a decifrare quel messaggio astratto, ponendo la sua arte quale mezzo interpretativo e sintomatico dello stato d’animo del fruitore.

In una presentazione dell’artista, la curatrice Sara Fosco, nel descrivere “Lo Scarabocchio” afferma: “Il risultato è una combinazione di neuro-estetica ed empatia. Non un’interpretazione della scrittura cosciente nelle forme della psicografia, ma un’opera di lettura e di trasposizione per cui dal piano grafico si passa al piano psicologico lasciandosi guidare dall’empatia”

L’intervista

Mi hai raccontato cosa ha ispirato il tuo processo artistico, nato per puro caso durante una doccia, quando alcuni capelli raggruppati formano tratti simili ad uno scarabocchio, all’interno dei quali hai visto le conformazioni caratteristiche del tuo stile. Credi che la tua forma d’espressione artistica possa essere trasmessa? Oppure è un elemento istintivo troppo personale?

Penso che sia assolutamente condivisibile, come forma d’espressione e indagine della propria fantasia.

Il bianco della tela, i tratti neri del messaggio da decifrare, poi il colore, primario, intenso. Questa contrapposizione tra il tratto nero e i colori primari fa emergere un conflitto interiore tra emozioni opposte?

In realtà le mie colorazioni le ho sempre associate a quelle vetrate gotiche, dove ogni colore resta delimitato in un determinato spazio, ma al tempo stesso rafforzato da quelle linee nere di contorno. Va quasi in contrapposizione a quello che nella storia dell’arte sono quasi stati definiti “non colori” questo bianco e nero, e anziché annullarli, ne fanno parte ed evidenziano gli altri.

Nei tuoi dipinti sono rappresentati personaggi apparentemente simili, ma sempre diversi, eppure tra le tante opere realizzate vi è sempre una cifra comune: “soggetti con dita allungate”, quasi deformi da essere invalidanti. Che messaggio vogliono comunicare?

Anche io, più volte, mi sono posta la stessa domanda, al punto che un giorno, prima di uscire di casa, mi sono immedesimata nei miei personaggi.  Ho creato dei cartoncini conici per simulare le dita delle mani dei miei personaggi. Mi ero resa conto che erano molto belle da vedere, ma assolutamente poco pratiche. Non potevo afferrare nulla. Quindi mi ha fatto riflette quanto questa limitazione veniva ad allegarsi al significato vero e proprio dello scarabocchio che, oltre ad essere condivisione e creazione con gli altri, come per la società in cui viviamo, che per quanto possa essere “apparentemente bella”, non è sempre funzionale.

Le tue opere nascono da un’interazione empatica che si crea inconsapevolmente con il fruitore, che nello “scarabocchio” diventa protagonista. Cosa ti trasmette? Come spieghi questo filo invisibile che si viene a creare?

Entro in contatto con il suo scarabocchio, ed è pura empatia. Non lo ritengo un filo invisibile, ma un messaggio fatto di linee certe tracciate su carta.

  • Giusto un anno fa, durante il primo lockdown, hai creato un format molto interessante, “Lo scarabocchio da casa”.  A distanza di un anno, come valuti quell’esperienza?

È stata un’esperienza che valuto positivamente. Successivamente mi ha dato la possibilità di invitare presso Palazzo Salerno-Lancellotti di Durazzo, – Casalnuovo, tutti coloro che hanno condiviso con me questa esperienza. È stata una sensazione bellissima che mi ha dato l’occasione accogliere tante persone, soprattutto bambini, creando performance e laboratori dal vivo.

Simona è lo scarabocchio, lo scarabocchio è Simona. Quali sono i tuoi progetti a breve e per il futuro?

Mi piacerebbe avere uno studio mio, dove, oltre a lavorare, poter creare interconnessioni con altri artisti. Mi piacerebbe anche insegnare, sensibilizzare le menti più giovani le menti più giovani all’amore per l’arte. L’arte può essere il mezzo per ritornare a comunicare

Simona Giglio

Simona Giglio nasce a Napoli, dove attualmente lavora. Si diploma al liceo artistico e consegue la Laurea Magistrale in Pittura presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli.  

  • Già dal 2012 partecipa a diverse collettive, mostre ed esposizioni.
  • Nel 2014 vince il contest artistico WSF (World Social Forum al Centro Sociale dell’Arte).
  • Nel 2016 realizza le copertine della raccolta di poesie “I violini di Persefone” di Federica de Filippo.
  • Nel 2018 viene selezionata per il “Meeting D’Arte Internazionale Biennale di Napoli”, diretto dallo scultore Domenico Sepe.
  • Sempre nel 2018, Mariarosaria Calabrese, una studentessa dell’Accademia di Belle Arti, tratta nella sua tesi di laurea “Lo Scarabocchio”, nel 2019 si espande anche nel settore della moda.
  • Lo scarabocchio arriva anche alla Suor Orsola Benincasa di Napoli come tema discusso in “Formazione e Soft Skills“.
  • Ad aprile 2019, “Lo Scarabocchio” diventa nuovamente oggetto di una tesi di laurea, quella della dr.ssa Marcella Falvo della Suor Orsola Benincasa di Napoli.
  • Ad ottobre 2019, l’artista riceve il premio “International Excellence Award” in Design-Pittura.
  • A dicembre 2019 riceve il Premio Giornalistico Internazionale Campania Terra Felix.
  • A marzo 2020, in pieno lockdown, l’artista dà vita al format “Lo Scarabocchio da casa”.
  • A giugno 2020 partecipa al progetto “Panchine d’autore” nato da un’idea del sindaco di Domicella.
  • A luglio 2020 espone, con una sua personale, a Palazzo Salerno-Lancellotti di Durazzo di Casalnuovo, Evento ricco di performance e laboratori dal vivo che riscuote un grande successo, soprattutto tra il pubblico giovanile.
  • A luglio 2020 ancora una nuova collaborazione artistica con il cantautore soul napoletano Greg Rega, l’artista disegna tutte le scene del videoclip “Ogni Vota”
  • A gennaio 2021 l’artista concretizza una nuova collaborazione artistica con “Le Ebbanesis” (Serena & Viviana) animando il loro nuovo videoclip “Fraveca e Sfraveca”.

di Pasquale Crespa

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