LA SETTIMANA DELL’EVOLUZIONE ALLA STAZIONE ZOOLOGICA ANTON DOHRN

LA SETTIMANA DELL’EVOLUZIONE ALLA STAZIONE ZOOLOGICA ANTON DOHRN
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A cura di Sara Ramondino

Dal 7 al 13 febbraio 2022 presso la Stazione Zoologica Anton Dohrn si è celebrato il “Darwin Day” in occasione sia del 12 febbraio, giorno di nascita del celebre naturalista Charles Darwin, sia dei centocinquant’anni dalla fondazione della struttura.

Si è trattata di una settimana intensa, ricca di spunti di riflessione su quella che oggigiorno è la Teoria dell’Evoluzione, con l’intento di conoscere più da vicino il contributo fornito da Charles Darwin allo sviluppo delle scienze naturali. D’altronde la scelta della location per l’organizzazione dell’evento non è stata affatto casuale ma, anzi, ha rappresentato per Napoli un incentivo per valorizzare il patrimonio culturale della città. Dopo diversi anni di chiusura, questo straordinario complesso scientifico ha aperto le porte al pubblico a partire dall’estate scorsa, con visite guidate all’interno del museo che hanno permesso di registrare in questi ultimi mesi una crescita esponenziale del flusso di visitatori e turisti curiosi.

 IL RAPPORTO TRA DOHRN E DARWIN

Ubicata nel cuore della Villa Comunale di Napoli, la Stazione Zoologica fu fondata nel 1872 per volontà dello zoologo Anton Dohrn, nato nel 1840 in una cittadina che affacciava sul Mar Baltico. Di buona famiglia, il nonno fondò una raffineria dello zucchero in Prussia; questi contribuì economicamente anche alla costruzione della stazione zoologica, come ha fatto notare durante la conferenza Christiane Groeben, storica della scienza. Il padre di Dohrn, entomologo, ebbe sicuramente una certa influenza sul figlio, tanto da spingerlo ad appassionarsi al mondo naturale; ma l’incontro con Haeckel gli consentì di avvicinarsi alle idee di Darwin e lo motivò a fondare la stazione zoologica improntata sullo studio e lo sviluppo della biologia marina.

Fra Dohrn e Darwin – sempre da quanto enunciato da Groeben – si stabilì in modo particolare un rapporto epistolare. Si conterebbero, all’incirca sedici lettere di Darwin e ventidue di Dohrn, scritte nell’arco di quindici anni. Fra i due si creò un rapporto di collaborazione, fiducia e stima motivato dall’interesse comune e dalla passione per il mondo naturale. Ma questo legame nel corso del tempo non ha non presentato anche qualche piccola battuta d’arresto. Per esempio Dohrn in un’occasione si concentrò sull’embriologia e la morfologia degli artropodi; influenzato dalla teoria darwiniana sulle omologie, infatti, tentò uno studio sulla ricerca dell’antenato comune fra crostacei, ragni, millepiedi e altri insetti. Darwin commentò: “Se riuscirà a dimostrare fino a che punto gli organi della testa sono omologhi nelle varie specie, avrà raggiunto davvero un trionfo nella scienza”.

Ma grandissimo in seguito fu l’imbarazzo di Dohrn che con onestà intellettuale ammise di aver commesso errori di valutazione e che l’antenato comune fra queste specie in realtà non fu trovato. Eppure è interessante come Darwin reagì a questa ‘sconfitta’ del suo collega Dohrn, incoraggiandolo nel dirgli che “la prudenza è l’anima della scienza”.

IL PANORAMA SONORO E DELLE EMOZIONI NELLA STORIA DELL’UMANITÀ

Durante la settimana dedicata all’evoluzione presso il complesso Dohrn, sono stati diversi i temi trattati. Uno fra questi è stata anche la riflessione condotta dalla biologa e antropologa Flavia Salomone e il critico musicale Michelangelo Iossa. Entrambi si sono occupati dell’origine dell’uomo a partire dal panorama sonoro. In particolar modo ci si è soffermati su come l’uomo imiti i suoni della natura e sul ruolo della musica nel corteggiamento. L’utilizzo dei suoni per scopi seduttivi – come osservò anche Darwin – è una prerogativa di tutte le specie viventi. Dunque c’è un universo sonoro legato alle fasi di seduzione. Iossa ha chiosato che a questo riguardo in Mesopotamia la musica diviene lo snodo di tutto. Gli Hurriti – ha illustrato Iossa – furono una delle prime civiltà ad avere una notazione musicale di tipo devozionale verso Nikkal, la dea dei frutteti.

Nel mondo greco la musica si costituirà come “suprema tra le arti”. Non a caso le Muse ispiratrici erano le dee della musica.

I Greci erano una sorta di ‘ingegneri’ del suono – ha sempre illustrato Iossa – e questo è evidente dalla costruzione e collocazione dei teatri, come il Teatro Greco di Taormina. Omero, cieco, era in connessione con gli dèi; gli aedi e i rapsodi memorizzavano i testi cantando. È scientificamente dimostrato che la musica attivi un’area del cervello atta alla memorizzazione.

In letteratura ci sono vari esempi di ciò.  Il primo verso dell’Iliade, per esempio, inizia con l’espressione “Cantami, o Diva”. La Divina Commedia a sua volta è suddivisa in Canti; “L’Orlando Furioso” è esso stesso un canto.

Come illustrato in precedenza, l’uomo quando compone musica non fa altro che imitare i suoni della natura e un altro esempio a cui Iossa ha fatto ricorso è quello di Stevie Wonder.  Nel brano “Overjoyed” il cantautore infatti campiona diversi suoni naturali, come il rumore dei ciottoli in uno stagno e i cinguettii degli uccelli e li inserisce in un pattern ritmico.

Il biologo Graziano Fiorito, poi, ha introdotto una panoramica sull’intricato universo delle emozioni, rifacendosi all’opera attinente di Darwin “L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali”, pubblicata nel 1872. In questa sezione è stato preso in esame il polpo, un mollusco senza scheletro, in cui Fiorito ha evidenziato come questo tipo di animale sia in grado di comunicare le proprie emozioni. Ogni polpo è diverso dall’altro. Anche la seppia e il calamaro, come il polpo, “cambiano vestito istantaneamente”, in quanto comunicano con il corpo.

LA VITA CHE MUTA NEL CORSO DEL TEMPO: L’IMPORTANZA DELLA STRATIGRAFIA

Il paleontologo Marco Signore ha spiegato con la sessione intitolata “Le pagine di pietra” l’importanza della stratigrafia nell’ambito dell’evoluzione. Grazie a questa si è scoperto che diverse forme di vita non sono sempre state le stesse ma son cambiate nel corso del tempo. L’interrogativo che più attanaglia la mente di uno studioso di stratigrafia è: per quale ragione alcuni esseri viventi non esistono più?

Il concetto di tempo fa da padrone in questo ambito e risultata essere una costante, una spirale che ‘oltrepassa’ gli strati della terra. Il tempo in questo caso è rappresentato dagli strati rocciosi e ognuno di essi costituisce un momento della storia.

Il geologo James Hutton fu uno dei primi ad avviare questi studi, dallo strato più antico a quello più recente. In geologia vige il Principio dell’attualismo, secondo cui i fenomeni fisici come operavano nell’antichità, così operano al presente e in base a questi le specie più adatte andavano avanti. Dunque gli strati sono utilizzati per studiare il passato.

Questo nuovo approccio allo studio della vita che muta nel corso del tempo grazie allo studio degli strati – che han permesso di scoprire specie viventi che oggi non esistono più – mise in discussione l’impostazione fissista di Linneo secondo cui le specie sono state create tutte uguali e fisse.

 Tra le diapositive mostrate in questa parte della conferenza, Signore ha illustrato quella del fossile di “Allucigenia”, un animale marino estinto, con tanto di ricostruzione a computer. Si presuppone fosse un parente dei gamberi. Grazie alla stratigrafia si è potuta conoscere anche la “Peytoia”, il fossile di un altro animale marino estinto, simile a una ‘medusa’ del Cambriano con il corpo somigliante a una fetta di ananas. Un’altra diapositiva esposta è stata quella dello “Stenopterygius quadriscissus”, una specie estinta di ittiosauro. La stratigrafia ci consente di attingere, ormai, a un mondo che non ci appartiene più ma che ha fatto parte del nostro passato.

ALCUNI ERRORI DELLA PRIMA EDIZIONE ITALIANA DE “L’ORIGINE DELLA SPECIE”

“L’evoluzione che ho imparato io all’Università è meglio perderla che trovarla”. Così ha affermato il professore ordinario di Evoluzione Biologica Marco Ferraguti durante la sessione dedicata alla prima edizione italiana dell’opera di Darwin. Questo perché la prima traduzione italiana de “L’origine delle specie” per Ferraguti presenterebbe una serie di inesattezze che non avrebbero permesso alla teoria evoluzionista di essere veicolata meglio.

La prima edizione italiana del libro fu scritta dal giovane Giovanni Canestrini, zoologo presso l’università di Modena. Questi che non conosceva molto bene l’inglese, perciò, si affidò alla traduzione francese del libro per tradurla in seguito in italiano. Ciò però comportò alcuni errori di resa di certe terminologie; per esempio nella versione francese del libro di Darwin, la parola inglese ” metaphorical” in francese diventa “metaphisiques” e in italiano Canestrini la rese con “metafisiche”.

Inoltre Canestrini non utilizzò l’espressione “selezione naturale” ma “elezione naturale” e parlò di “razze perfezionate nella lotta per l’esistenza”. Ma l’aggettivo “perfezionate” – come ha puntualizzato Ferraguti – non va bene perché per Darwin l’evoluzione non porta a miglioramenti o ‘perfezionamenti’. Per giunta, la prima edizione del dizionario Zingarelli del 1920 – rimasta inalterata fino al 1960 e che ha influenzato gli evoluzionisti italiani – definisce la selezione naturale “l’eliminazione degli elementi e organismi più deboli, dovuta a cause naturali”. Questa definizione di “selezione naturale” per Ferraguti non sarebbe affatto corretta e non renderebbe bene il messaggio che in realtà voleva mandare Darwin; con questa traduzione a prevalere sono i concetti di ‘migliore’, ‘perfetto’ o ‘eletto’.

CHARLES DARWIN, IL ‘PADRE’ DELL’ECOLOGIA PIÙ CHE DELL’EVOLUZIONE E L’INFLUENZA DI MALTHUS

Nella parte dedicata all’ambiente lo zoologo Ferdinando Boero ha messo in risalto come il vocabolo “evoluzione” in realtà non sia un’invenzione di Darwin. Il naturalista inglese, infatti, utilizza il verbo “evolved” ne “L’origine delle specie” solamente una volta, ovvero alla fine del libro. Lo stesso Lamarck, studiando gli strati più antichi, asserì che diversi animali si trasformano; in effetti questi parlò di “trasformismo” non di “evoluzionismo”.

Tuttavia Darwin è stato uno fra i primi pensatori del XIX secolo a mettere in connessione il mondo umano, animale e vegetale. Da qui – secondo Boero – si potrebbe concludere che Darwin sia stato il fondatore dell’ecologia, ovvero di un mondo composto da vari sistemi connessi l’uno con l’altro. Per questa ragione esiste una vera e propria ‘economia della natura’ che si fonda sul principio di limite. Questo a sua volta ha permesso a Darwin di riflettere su quella che è una legge fondante della biologia, ovvero, la legge della crescita, di ispirazione malthusiana. Secondo questa legge promulgata dall’economista Malthus, come avviene in economia, così anche nella vita biologica tutti gli esseri viventi tendono ad aumentare di numero. Per esempio per gli economisti il PIL deve crescere sempre, in modo infinito; questo però non vale in biologia. A un certo punto della crescita esponenziale si raggiunge un ‘limite’, concetto quest’ultimo molto caro a Darwin. Si arriva a un punto di decrescita.

Da qui è partita la riflessione di Boero sull’industria capitalistica attuale che sembra quasi non voler conoscere limiti nella crescita e nella produzione. Da che un tempo gli uomini furono cacciatori e raccoglitori, oggi si è passati col divenire ‘cacciatori industriali’.  L’esempio posto dallo zoologo sull’acquacoltura è calzante, poiché ai pesci di allevamento si danno da mangiare farine di altri pesci. Dunque si stanno allevando sempre più animali carnivori. Questo – conclude Boero – porterebbe molte specie all’estinzione. Tenere bene in conto i principi darwiniani dell’ecologia, invece, vorrebbe dire utilizzare – in questo caso – in modo più razionale le risorse del mare, percorrendo di più la strada della pesca artigianale e rispettare di più la strabiliante varietà di specie viventi.

Quello di biodiversità – ha illustrato Boero – è un concetto molto antico che addirittura sarebbe esposto nella Bibbia. Infatti prima del Diluvio Universale, quando Dio disse a Noè di costruire un’arca per sé e i suoi figli, ordinò a questi di portare anche una copia di tutti gli animali che esistevano all’epoca. Questo per quale ragione? La risposta è semplice, per preservare la biodiversità. Un monito, dunque, che vale anche per noi oggi.

“A TAVOLA CON DARWIN”

Sergio Cocozza, professore di genetica rapportata alla nutrizione, ha affermato che anche l’alimentazione – nell’ottica darwiniana – è un meccanismo di selezione naturale. Se non ci si nutre, non si vive, non si generano figli e non si trasmette la discendenza. Per un essere vivente inoltre è fondamentale il tipo di alimentazione che riceve nel grembo materno, infatti il feto si prepara all’ambiente esterno se la madre si nutre di determinati cibi; è anche dimostrato che ciò che questa mangia durante la gravidanza influenzi i gusti del nascituro. Cocozza ha poi chiosato che ognuno di noi è affezionato al cibo che ha mangiato da bambino e per questa ragione l’essere umano si distingue dagli altri esseri viventi, in quanto con la crescita sviluppa certe abilità o capacità intellettive che gli consentono di rapportarsi in modo più complesso ai cibi. Di conseguenza l’uomo è un animale che utilizza meno tempo per mangiare, rispetto ad un cavallo per esempio.

Un altro aspetto toccato è stato quello dell’ ‘adattamento metabolico’  dell’Homo Sapiens in cui è stato messo in risalto come anche l’ambiente modifichi di buon grado il DNA. Per spiegare questo aspetto si è fatto ricorso al caso della digeribilità del latte che – secondo diversi studi – è più alta in Nord Europa  dove sono nati i primi allevamenti di bovini; mentre è più bassa in Oriente dove le mucche sono arrivate dopo; dunque gli orientali tollerano molto di meno il lattosio rispetto ai nordeuropei.

DAL ‘ FISSISMO’ ALL’EVOLUZIONISMO NELL’INGHILTERRA VITTORIANA E IL CONTRIBUTO NELLA RICERCA DELLE MALATTIE ONCOLOGICHE

Nella sezione conclusiva della conferenza il paleontologo Marco Signore ha evidenziato come Darwin non sia stato il primo a rendersi conto che certe forme di vita cambiassero ma lui avrebbe soltanto sintetizzato il concetto. Nel mondo greco il filosofo Anassimandro già aveva intuito i fenomeni di trasformazione della vita, aspetto che riprese più avanti Sant’Agostino.

Wallace ancor prima di Darwin ebbe a dire: “Ogni specie è comparsa in un punto spaziale e temporale coincidente con quello di una specie preesistente strettamente affine”.

U po’ prima di Darwin, il giornalista e scrittore scozzese Robert Chumbers affrontò la tematica del fissismo creazionista nella sua opera “Vestigia della storia naturale della Creazione”. Chumbers in quest’opera non discute sull’esistenza di un Creatore o meno, anzi, asserisce che esista pure; però mette in discussione l’interpretazione atavica ed erronea della Bibbia da parte della Chiesa che all’epoca puntava, appunto, sull’esaltazione del fissismo; cioè che Dio avesse creato la vita così com’è senza che in questa avvenissero modificazioni o trasformazioni.

La curiosità verso il mondo naturale fu contrassegnata da una serie di viaggi verso luoghi esotici che Charles Darwin compì durante il corso della sua vita. I viaggi gli consentirono di esplorare altre culture e soprattutto altri sistemi naturali; il viaggio – d’altronde – si configurò come tratto distintivo dell’Inghilterra vittoriana che lui loda nella parte conclusiva del suo libro. In questa parte infatti il naturalista inglese rende omaggio alla sua terra, l’Inghilterra, per il suo ‘spirito filantropico’ e per essere portatrice di civiltà e innovazione. E Darwin fu sicuramente portavoce di tutta una serie di innovazioni in ambito scientifico ma anche in ambito ideologico, tanto da influenzare l’intera forma mentis della società occidentale.

Una riflessione è poi stata posta da parte del ricercatore dell’Anton Dohrn, Fabio Crocetta, sul valore che oggi ha lo studio della biologia marina nel campo della ricerca scientifica, per esempio nella lotta contro le malattie oncologiche. Nello studio della “Clavelina lepadiformis”, una specie di ascidia, si è scoperto che questo animale contenga una molecola antitumorale, la lepadina. La ricerca è in vitro, quindi ancora in fase di sperimentazione ma si nutrono buone aspettative.

Per spiegare ancora una volta come i meccanismi vitali non siano mossi soltanto da regole, leggi rigide e fisse, Crocetta ha posto l’esempio dei molluschi gasteropodi nel Golfo di Napoli che si sono ‘adattati’ a deporre le uova sull’immondizia presente nei fondali. Questo spiegherebbe come ad ogni cambiamento, anche negativo, la vita tenda sempre ad adattarsi alle circostanze.

Inoltre Napoli per sua natura – si potrebbe dire – è vocata per lo studio della vita in mare. E a questo riguardo, Crocetta ha presentato “MareChiara“, un progetto di ricerca dello studio del plancton con sede a Napoli. L’intento del progetto, nato nel 1984, è approfondire gli studi sulle parti di vita più piccole presenti nel mare, perché, come ha chiosato sempre Crocetta: “la vita è estremamente diversificata anche in una goccia d’acqua”.

di Redazione

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