Il Viaggiatore oltre i Confini 2025: a Ischia la rassegna letteraria che attraversa i limiti del linguaggio
Nel cuore vulcanico del Mediterraneo, laddove l’isola di Ischia si apre al respiro lungo del Tirreno, Forio diventa scenario di un’esperienza letteraria che è, prima di tutto, un atto critico. L’antica libreria Mattera ospita l’ottava edizione de Il Viaggiatore oltre i Confini, rassegna dell’Ischia Film & Art Festival Luchino Visconti – realizzata in collaborazione con la libreria Du Vesuve – che più che festival si configura come un dispositivo culturale: uno spazio di interrogazione del linguaggio e delle sue derive, un laboratorio del senso.
A dirigerlo e condurlo è Daniela Marra, voce tra le più sottili e determinate nel panorama curatoriale e autoriale contemporaneo. La sua è una regia silenziosa ma puntuale, capace di collocare il discorso letterario non dentro, ma “oltre” i margini della forma. Ed è proprio attorno all’idea del “confine”, da intendere non come soglia da difendere, ma come passaggio da attraversare, che si struttura la proposta di quest’anno. Il richiamo a Luchino Visconti non è ornamentale. Il cinema come architettura dello sguardo e la letteratura come gesto d’indagine condividono, qui, una medesima urgenza epistemica.
La manifestazione si articola intorno a un’idea forte, ispirata al cinema di Luchino Visconti: il superamento dei confini. Letterari, identitari, linguistici. Ogni incontro diventa così una soglia attraversata, un esercizio di ascolto critico e di esposizione al diverso.
La rassegna si apre il 20 giugno con un trittico sul femminile che ha il coraggio di nominare l’eresia, l’ambivalenza, la disobbedienza. Chiara Tortorelli esplora il mito fondativo della donna attraverso tredici narrazioni iniziatiche, Isabella Ramella piega il noir a un’indagine psichica radicata nel mito di Persefone, mentre Patrizia Bove sfida la genealogia del patriarcato contrapponendo Lilith a Eva, figura della colpa che si fa rivendicazione. Un’apertura densa, critica, “capace di restituire alla parola femminile la sua forza originaria, quella della frattura e della rinascita” come sottolinea Marra. Una riflessione intensa e articolata sul femminile, intenta a decostruire l’idea della donna come entità passiva e muta. Si parte dal mito, lo si attraversa, lo si riscrive: le figure femminili tornano ad abitare il presente in forma di narrazione spezzata, rivendicazione e disobbedienza.
Il 22 giugno la scena si sposta su Napoli, città narrata e narrante, che i tre autori in programma maneggiano con strumenti diversi ma con simile intensità. Pietro Treccagnoli ne cattura la malinconia sospesa e ironica, Giancarlo Piacci la piega alle leggi del noir, come organismo narrativo multiforme, mentre Antonio Corvino ne riscopre la matrice arcaica, sacra, quasi oracolare. «In tutti», come evidenzia Marra, «la città non è sfondo, ma organismo complesso, corpo simbolico, soggetto metamorfico che resiste a ogni tentativo di semplificazione.»
Infine, l’atto conclusivo: una discesa nei territori del perturbante, là dove mito, storia e cronaca si sovrappongono. Vittorio Del Tufo firma un’indagine che è al tempo stesso storica e iniziatica in una Napoli invisibile, esoterica, sepolta. «Del Tufo scava sotto la città come un rabdomante della memoria, seguendo tracce che uniscono il mito classico alla cronaca, il simbolismo medievale all’eco dei misteri massonici. Il suo sguardo non è mai puramente documentario, è uno sguardo poetico, critico, affilato, capace di restituire al romanzo il suo ruolo originario di custode dell’invisibile.» Accanto a lui, Anna Vera Viva propone una storia dolente e necessaria, dove colpa e redenzione si rincorrono nei vicoli come figure archetipiche di un dolore che chiede forma. L’autrice restituisce alla narrazione criminale la dimensione tragica che spesso le è sottratta: quella della colpa e della possibilità del riscatto.
Il Viaggiatore oltre i Confini si conferma così come uno dei luoghi più fertili della riflessione letteraria italiana contemporanea. Non per l’evento in sé, ma per il rigore con cui rifiuta ogni forma di spettacolarizzazione culturale, in favore di un pensiero che chiede tempo, attenzione, profondità.
In un tempo in cui i linguaggi sembrano ripiegarsi su sé stessi, questo festival ci ricorda che la letteratura non consola: inquieta, e nel farlo, libera..
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